sabato 20 febbraio 2010

Nucleare, falsa soluzione



Greenpeace ha sempre combattuto contro l’energia nucleare perché pone rischi inaccettabili sia per l’ambiente che per la salute.

Il nucleare copre poco più del 2 per cento dei consumi globali di energia nel mondo, meno dell’idroelettrico. Raddoppiare la potenza nucleare oggi installata, oltre a aumentare i rischi di incidenti, le scorie e i pericoli di proliferazione di armi nucleari, avrebbe un effetto molto limitato sulle emissioni globali, dell’ordine del 5%. E implicherebbe l’apertura di un nuovo reattore ogni due settimane da oggi al 2030.

A circa 60 anni dalla nascita della tecnologia nucleare civile non esiste una tecnologia nucleare intrinsecamente sicura; la gestione a lungo termine delle scorie nucleari non è stata risolta da nessun paese e non c’è una tecnologia che non possa essere utilizzata anche per produrre materiali per le bombe atomiche. E, infine, le riserve di Uranio estraibili a costi calcolabili, ai livelli attuali di consumo basteranno solo per 70-80 anni. Nemmeno dal punto di vista economico il nucleare ha funzionato: i costi di generazione elettrica da nuovi impianti nucleari sono superiori a quelli delle altre fonti convenzionali e dell’eolico. E, proprio per i rischi anche finanziari di questa tecnologia, nei mercati liberalizzati l’industria nucleare è in crisi e cerca fondi pubblici, sia come incentivi che come fondi a tasso agevolato, come la presidenza Bush aveva introdotto negli USA.

E’ una tecnologia in declino e la proposta del governo italiano di ritornare al nucleare è un nonsenso economico e industriale, che serve solo a piccole ma potenti lobby.

Per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e combattere il riscaldamento globale bisogna puntare sulle alternative più sicure ed efficaci: fonti rinnovabili ed efficienza energetica. Investire sul nucleare invece introduce altri rischi e assorbe molte risorse che vanno invece utilizzate per le fonti davvero pulite.

FONTE: sito di GREENPEACE

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