venerdì 7 maggio 2010

Un Paese senz'ANIMA

"Sono convinto che quando gli storici valuteranno l’attuale Italia democratica la considereranno la peggiore della sua pur lunga storia."

Sono parole tratte dal nuovo libro di MASSIMO FINI(Senz’anima, Chiarelettere pagg. 472, euro 15), uno zibaldone di articoli degli ultimi trent’anni (1980-2010).
Una vera e propria storia d’Italia, vista dalla particolarissima prospettiva di Fini. Senz’anima è il nostro Paese, in preda agli aspetti deleteri della modernità.

Un ritratto impietoso,tracciato dalla penna più politicamente scorretta del giornalismo italiano, che mostra un paese privo di principi, di valori condivisi che non siano il Dio Quattrino, inguaribilmente volgare, senza dignità e onore, spietato senza essere virile, femmineo ma non femminile, corrotto, intimamente mafioso, devastato nel suo straordinario paesaggio, naturale, urbano, artistico, che lo ingentiliva insieme alla sua gente.
Una parodia di democrazia sequestrata dai partiti e dai suoi mediocri esponenti che la violentano, la abusano, la stuprano a comodo loro.

L’Italia, negli ultimi trent’anni, è diventata ricca ma ha perso l’anima, sacrificata al mito del progresso e del benessere.
Abbiamo consumato tutto il consumabile, inclusa la nostra umanità.
Ora resta la «disperazione di vivere in una società senza grandezza», preda di «una mediocrità quotidiana fatta di pin, cin, di iban, di carte di credito, di bancomat, in cui domina la figura dell’imprenditore, cioè del mercante, che in tutte le culture e in tutti i tempi, prima dell’avvento della Modernità e della Democrazia, era posto all’ultimo gradino della scala sociale».

In politica, il periodo tra il 1980 e il 2010 è interpretato come una rivoluzione mancata (sull’onda di Mani pulite e dell’ascesa delle prime Leghe) seguita da una restaurazione avvenuta, protagonista della quale è Berlusconi.
La cornice del volume è chiara. A monte, il «nuovo mondo» di Milano Due.
A valle, il successo incontrastabile di re Silvio.
Le vicende di Tangentopoli e dintorni sono centrali, in tutti i sensi.

Ma non bisogna credere che l’antiberlusconismo di Fini affondi le radici nel puro giustizialismo di Travaglio e soci, suoi attuali compagni di strada al Fatto quotidiano.
Infatti Berlusconi è l’emblema, il massimo esponente, la compiuta realizzazione di quel mondo liberale e democratico che Fini condanna come specchietto per le allodole (le allodole, inutile dirlo, saremmo noi cittadini).
Un mondo fondato su oligarchie autoreferenziali anche note come partiti.
Un mondo alienante perché ci costringe a inseguire oggetti che non desideriamo e valori puramente quantitativi che non possono dare la felicità.

2 commenti:

Unknown ha detto...

"Sono convinto che quando gli storici valuteranno l’attuale Italia democratica la considereranno la peggiore della sua pur lunga storia."

Bisogna sempre vedere se gli storici futuri avranno davanti un'Italia migliore di quella che abbiamo...

Scusa l'incursione sul tuo blog, l'ho aperto ed ho letto un po', spero la cosa non ti abbia dispiaciuto; t'invito a passare sul mio quando ti pare, buona serata.

M. Cohen

Anonimo ha detto...

Complimenti per aver saputo cogliere, a mio giudizio perfettamente, la prospettiva di Fini.

Andrea Marcon
www.movimentozero.org